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Canto di Natale

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Capitolo 1,
Canto di Natale

1 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]”[/eltdf_dropcaps]Accidenti, è di nuovo Natale”, pensò Egidio Baschieri passando davanti alla vetrina illuminata della piccola bottega di abbigliamento in centro.
Era meta pomeriggio del 12 Dicembre 2021, ma per le vie di Finale Emilia era già buio. Quell’anno la nebbia tardava ad arrivare, anche se la nebbia stava vivendo già dentro ad ogni cittadino, da parecchio tempo.

Durante le festività precedenti, Egidio non aveva visto nessuno della sua famiglia: i figli non riuscirono a spostarsi per andarlo a trovare. La Regione era in zona rossa, l’ondata del contagio stava risalendo ed il numero massimo di adulti assembrati era cinque per abitazione.
La sua amata Rosa, scomparsa da qualche anno, fu irraggiungibile, poiché anche i cimiteri vennero chiusi per via delle restrizioni.

Rimase così in casa sua, in via Saffi, da solo. In tavola quel poco che aveva voglia di mangiare, preparato dalla sua badante Paola, e come sottofondo il terrorismo psicologico di Rai Uno.

Ciro interruppe il suo rimuginare. «Mi scuso», attaccò con la classica cantilena, «C’ha una monetina?».
«Ciro lasciami in pace, non è serata», rispose Egidio in modo automatico, brusco. Si rialzò la mascherina terrorizzato, cambiando strada.
Imboccò così il vicolo stretto che collega le due piazze, osservando solo la punta dei mocassini mentre camminava.
Quando alzò lo sguardo, si ritrovò dallo sbocco tra il cinese ed il bar. “Dannazione, proprio qui”. La sensazione di vuoto prese il sopravvento e l’immagine di Armando si fece sempre più forte nella sua mente.

Armando Vercelli viveva sopra quel bar, e lo aveva trovato seduto lì ogni giorno della sua vita, negli ultimi vent’anni. Il fratello che avrebbe sempre voluto avere.
Quel periodo dell’anno lo riportava al Natale del 1949, quando Egidio si era appena sposato e Armando, beh Armando…

Un rumore strano catturò l’attenzione di Egidio, che ritornò bruscamente al momento presente, in piazza Verdi. Qualcosa gli sfregava un polpaccio e si girò di scatto, terrorizzato.

Capitolo 2,
Rumori dal passato

2 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]«[/eltdf_dropcaps]Ma che diavolo…!», sbottò Egidio mentre si voltava. Ai suoi piedi, un cane gli annusava le scarpe. Pareva un Labrador, più probabilmente un Golden Retriever, dal pelo lungo, dorato e lucido. L’aspetto era fin troppo sano per trattarsi di un randagio. Eppure non portava nessun collare né targhetta al collo.

Il cane fece il giro intorno a Egidio, poi si sedette di fronte a lui, fissandolo negli occhi.
«Che cosa vuoi?», borbottò sorpreso, «Non ho niente da mangiare qui con me».
Il cane inclinò la testa da un lato e scrutò l’anziano burbero in modo curioso e dolce. I due si fissarono per qualche istante: gli occhi dell’animale erano di un meraviglioso ed insolito color ambra, Egidio ne rimase subito affascinato.

Si abbassò la mascherina, lasciando intravedere i bianchissimi baffi sottili ed un sorriso storto. «Va bene, ciao anche a te», disse mentre allungava una mano intimorito.
Egidio aveva novantun anni compiuti, la pelle talmente delicata da tumefarsi con la minima distrazione e la forza fisica di un canarino, malgrado si trattasse di un uomo forte, solare e sano.
Il bellissimo cane si lasciò accarezzare senza interrompere il contatto visivo.

«So che ti piacciono le coccole, ma adesso devo proprio andare», disse Egidio ritraendo la mano. «Sei proprio un bravo cagnolone, torna a casa».
Egidio si voltò ed iniziò a camminare in direzione di via Saffi, lasciandosi la vecchia casa di Armando alle spalle.

Capitolo 3,
Il primo contatto

3 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]P[/eltdf_dropcaps]assò la macelleria, il negozio di frutta e verdura e la bellissima bottega di articoli da casa. Svoltò l’angolo e, una volta arrivato all’incrocio del forno, si fermò.
Il freddo pungeva la punta del naso che sbucava dalla mascherina, ma camminare era faticoso e Egidio aveva bisogno di fare piccole fermate lungo il suo tragitto.

Si gustava la sua amata Finale, dove aveva vissuto una vita intera, così bella a Natale da emozionarlo ancora come un bambino.
I pensieri scivolarono velocissimi alla sua infanzia e giovinezza, che ancora ricordava in maniera cristallina: la bellezza di sua madre, l’anno in cui finì la guerra, il primo Natale passato con sua moglie…

“Bel Natale del cavolo”, pensò subito dopo, piombando bruscamente alla realtà, quella della pandemia che non ha mai fine. “Che modo umiliante di finire questi pochi anni che restano ad un vecchio decrepito”. Rimuginò tra sé, riempiendosi i polmoni di aria fresca.

Uno struscìo di passi attirò la sua attenzione. Si voltò, il cane lo aveva seguito fino a lì, con passo lento ma deciso, per sedersi di nuovo accanto ai suoi piedi. Egidio batté le palpebre un paio di volte. Il cane lo osservava, la testa di lato con le sopracciglia in su e la coda che scodinzolava a ritmo sostenuto.

Capitolo 4,
Quello che ci appartiene

4 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]«[/eltdf_dropcaps]Ti ho detto che non ho nulla da mangiare qui con me», ripetè Egidio, stavolta era sorpreso, quasi lusingato. «Torna a casa».
Quegli occhi dorati lo fissavano e parevano esplodere d’amore. Egidio era sempre stato sensibile con gli animali, ma nessuno lo aveva mai avvicinato in quel modo.

“Vabbè, a volte capita che seguano qualcuno per strada, non c’è niente di male. Forse mi ha scambiato per qualcun altro”, pensò e si tolse il cappello.
Si sfilò anche la mascherina dalle orecchie e cercò di abbassarsi quanto più possibile vicino al muso del cane.

Si sentiva incredibilmente vulnerabile, il cane era adulto e lui ne aveva paura, per quanto si sentisse a suo agio accanto a lui. «Se il tuo padrone porta un cappello come il mio, allora è proprio un uomo di buon gusto», sorrise. «Mi dispiace ma credo che tu ti stia sbagliando. Vai a casa bélo».

Egidio si incamminò verso casa, a pochi passi dal forno, lungo via Saffi.
Il cane lo seguì per tutto il tragitto, sul marciapiede, dentro il cortiletto interno e fin davanti alla porta del condominio.
Egidio si fermò ogni dieci passi per convincere l’animale a tornare indietro, e continuò anche sotto casa, parlandogli in dialetto, come se potesse capire perfettamente ogni singola parola.
Alla fine, Egidio comprese l’inutilità dello sforzo, accarezzò il cane sulla testa e salì in casa a riposarsi.

Quando Paola girò la chiave nella serratura, erano le sei e mezza di sera. Egidio aprì gli occhi e si svegliò di scatto. “Accidenti mi sono di nuovo addormentato sulla poltrona prima di cena”.
Abbassò il volume della televisione con gesti automatici, e chiese a gran voce «Paola sei tu?».
«Sì, signor Baschieri, sono io», rispose Paola, una deliziosa cinquantenne di Finale che lo aiutava da anni nella gestione delle faccende domestiche. Raggiunse Egidio in salotto con la sporta della spesa. «Signor Baschieri», prese a dire, «Qui fuori c’è un cane che dorme davanti alla porta. È suo?».

Capitolo 5,
La mente… mente

5 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]E[/eltdf_dropcaps]gidio la fissò per un attimo. «Intendi quello col pelo lungo chiaro?», chiese.
«Sì esatto. Lei lo conosce? Sta dormendo col muso appoggiato sopra lo zerbino, mi fa una gran pena. Dev’esserci un freddo pazzesco là fuori».
«No, non lo conosco, però mi ha seguito fino a qui. Credo si sia perso.Tu che sai usare Faissbù, o come lo chiamate, metti uno scritto, magari qualcuno lo viene a prendere».
Paola rifletté per qualche istante, conosceva perfettamente Egidio. «Signor Baschieri», commentò lentamente, «Possiamo farlo entrare nel frattempo?».

Egidio fece un sospiro lungo, lento. “Me lo immaginavo che finiva in questo modo”. «Paola, come posso aiutare un cane alla mia età? Non saprei nemmeno aprirgli una scatoletta…».
«Signor Baschieri», lo interruppe lei, «Da quanto tempo è là fuori?». Paola si avvicinò all’uomo, lo osservava negli occhi, con un’espressione che non ammetteva alcun tipo di replica. Egidio sapeva già di aver perso la discussione.
«Paola, pàr piasèr», sillabò in dialetto. «Non ci posso riuscire, sono stanco».
La donna lo lasciò pensare, non rispose nulla.

I pensieri di Egidio furono così costretti a mettersi in discussione. Dapprima pensò all’orario: il cane era là fuori almeno da due ore. Un brivido gli corse lungo la schiena.
In coscienza sua aveva già una risposta, ma la sua razionalità provava ancora a portargli tutte le motivazioni possibili per non aprire la porta a quell’animale. “Sei troppo vecchio”, “Sei troppo stanco”, “Se ti salta addosso ti fa finire all’ospedale”, “Se ti morde non sai come chiedere aiuto”, “Se ti dimentichi di dargli da mangiare lo farai soffrire”, “Non potrai portarlo a fare delle passeggiate”.

Quante volte la mente…ci mente? Ci inganna con i suoi giri pindarici solo per non dirci che abbiamo paura. E in quel momento, Egidio Baschieri era terrorizzato da quella responsabilità.
Erano due anni che aveva staccato ogni tipo di relazione, contatto. Lentamente, giorno di quarantena dopo giorno, il suo cuore si era seccato, abituato a stare da solo e ad attendere.
A volte non sapeva se attendeva di più la morte o la fine della pandemia, era solo stanco.

Egidio alzò lo sguardo e tornò a fissare Paola, che lo stava aspettando da ormai svariati minuti. «Vallo a prendere».

Capitolo 6,
L’attesa

6 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]P[/eltdf_dropcaps]aola ci mise davvero parecchio tempo a rientrare, Egidio cominciava a preoccuparsi seriamente. Era sempre nervoso, in stato di allerta.
Continuava a spostare la tendina della finestra che dava sul cortiletto ogni due minuti: il cane era sempre fermo sullo zerbino, ma di Paola non c’era traccia.
“Ma dov’è andata?”, continuava a chiedersi fissando quel bellissimo animale che non si muoveva di un millimetro. “Questa storia è assurda, mi verrà un infarto. Quel cane è davvero grande, Paola parla bene. Perché non lo porta a casa lei?”.

Dopo una ventina di minuti, Paola comparve nel cortiletto interno con una sporta in mano. Egidio tirò un enorme sospiro di sollievo. Proprio in quel momento si rese davvero conto di quanto era emozionato, eccitato, nervoso, spaventato. Il cuore gli batteva fortissimo in petto, come un bambino che aspetta di scartare un regalo enorme.
Era un’emozione quasi dimenticata, così calda e antica.

Osservò Paola avvicinarsi al cane, lui alzò la testa dalle zampe e la girò leggermente di lato. Paola gli parlava, nel frattempo cercò qualcosa nella sporta che aveva in mano. Poco dopo estrasse un giocattolo a forma di osso e così il cane si alzò, incuriosito.
La trattativa andò avanti per circa quindici minuti, senza alcun tipo di risultato. Il cane si mise poi a sedere, senza muoversi, e Paola non riuscì a convincerlo.

Egidio, che aveva guardato l’intera scena dalla finestra, si infilò così le scarpe, il cappotto ed una sciarpa, seguendo finalmente quello che gli gridava il suo cuore.

Capitolo 7,
I miracoli del quotidiano

7 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]E[/eltdf_dropcaps]gidio scese le scale, cercando di muoversi in fretta ma ponderatamente, il che era tutto un dire. La porta d’ingresso era aperta e man mano che si avvicinava riusciva a distinguere sempre meglio le parole di Paola, e la sua disperazione. «Guarda, ti ho preso i croccantini!», diceva con una punta di isteria mentre scuoteva energicamente la busta, «La porta è aperta, entra, ti prego!».

Egidio sbucò nel campo visivo della donna. «Signor Baschieri! C’è molto freddo per scendere in pigiama», disse dapprima in modo quasi automatico.
Voleva dirgli tantissime cose, che era andata al negozio di animali a fare una piccola scorta, che aveva cercato di convincere quel bellissimo cane in tutti i modi, che aveva persino tentato di spostarlo di peso, ma era stato tutto vano. Paola era una donna dal cuore davvero grande e l’empatia contagiosa, e in quel momento stava soffrendo tantissimo.
Eppure, non ebbe bisogno di aggiungere altro.

Il cane, non appena vide Egidio, si mosse istintivamente verso di lui ed andò a sedersi accanto ai suoi piedi, fissandolo negli occhi e scodinzolando entusiasta.
Egidio rimase lì, nell’atrio del palazzo, ad un passo dalla porta esterna. Fissava a bocca aperta il cane. «Ciao», sussurrò con un filo di voce, mentre in modo quasi automatico prese ad accarezzargli la testa e le orecchie.

Le orecchie gli fischiarono così forte da sembrare un calo di pressione ed il cuore batteva forte. «Dai, vieni», disse, e si voltò per tornare in casa.
Paola era rimasta a bocca aperta, commossa. Credeva nei miracoli e nei doni che accadono ogni giorno, ed aveva appena assistito ad uno di quelli.

Capitolo 8,
Un nuovo inizio

8 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]E[/eltdf_dropcaps]rano quasi le otto di sera, Paola non aveva cucinato nulla, non aveva nemmeno più pensato alla cena. Il cane aveva seguito Egidio in casa sua senza esitazione, salendo le scale al suo stesso ritmo per stargli esattamente accanto.
Egidio, dal canto suo, era talmente emozionato che tentava di nascondere la sua voglia di scoppiare a piangere dalla gioia. Quel cane lo aveva scelto. Ed era comparso sotto casa di Armando.

Paola gli aveva preparato l’angolo con le ciotole, offrendo al cane tutte le varietà di cibo che aveva acquistato nel negozio di animali in piazza, poco distante da lì. Quando alzò la coda e si mise a mangiare, finalmente scoprirono che era una femmina, iniziando subito a proporre nomi col sorriso stampato sul volto.
Alla fine scelsero Rose, in onore alla moglie di Egidio ed il film “Titanic” che Paola tanto amava.

Cenarono alle nove e mezza, insieme. Paola non rimaneva mai con lui, Egidio non ne aveva bisogno e preferiva mangiare con calma da solo. Ma era una giornata completamente fuori dagli schemi, e sapeva che il suo incoraggiamento poteva fare la differenza.

Paola uscì dal suo appartamento alle dieci, lasciandoli sul divano, insieme. L’amore che Rose dimostrava ad Egidio era davvero unico, ed era andata subito a sedersi accanto a lui, col muso appoggiato sulle sue cosce.

Per la prima sera dopo tanti anni, Egidio non si sentì da solo.

Capitolo 9,
Ricreare il quotidiano

9 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]L[/eltdf_dropcaps]a sera del 12 Dicembre, quando Paola cenò con Egidio, pubblicarono un annuncio su Facebook, con tanto di fotografie. Nei giorni successivi l’annuncio fu condiviso un totale di 65 volte, su svariati profili privati e gruppi pubblici di Finale Emilia o dei paesi limitrofi.

Il 15 Dicembre stamparono una cinquantina di fogli, da appendere in tutte le attività pubbliche della zona: Paola si occupò personalmente della consegna.
Al 17 di Dicembre le ricondivisioni erano arrivate a 248, ed ognuna ne aveva poi a sua volta. Egidio era molto conosciuto in paese, ed in poco tempo quasi tutti vennero a conoscenza di Rose.

Tuttavia, nessuno reclamò la proprietà, nemmeno nei giorni a venire.

Paola aveva continuato a chiedere incessantemente a tutti, ad inviare messaggi con foto e richieste di condivisione. Lo faceva solo per essere sicura che Rose non appartenesse a nessuno, perché dentro di lei sapeva già che quella era l’unica risposta ammissibile.
Rose aveva bisogno di Egidio e Egidio, beh… Aveva assolutamente bisogno di Rose.

Dall’alto canto Egidio, invece, cominciò a conoscere Rose.
La prima notte cercò di farle capire che doveva dormire in salotto, ma Rose non ne volle sapere e salì subito accanto a lui sul letto. Egidio brontolò e sbraitò per un totale di ventotto minuti, dove fece avanti e indietro dalla sala per farsi seguire da lei. Rose non si mosse dal letto, fissandolo con le sopracciglia alzate e la testa inclinata di lato.
Egidio la abbracciò poi per tutta notte.

Man mano che divideva con lei i suoi spazi, iniziò a creare un nuovo concetto di quotidianità.
Alla mattina Egidio beveva il suo caffè e Rose aveva imparato ad aspettarlo, ingannando l’attesa con qualche croccantino.
Subito dopo toccava a lei e Egidio la portava nel cortiletto interno a sgranchirsi le gambe. Le aveva insegnato a fare i bisogni nello stesso punto e Rose era stata bravissima ad apprendere sempre tutto in fretta.
Dopo pranzo facevano un riposino insieme e nel pomeriggio, a seconda della giornata, andavano a fare o una passeggiata in centro o di nuovo giù nel cortiletto.
A pranzo e a cena c’era Paola ad intrattenerla, a volte la portava a fare un giro più lungo o la faceva giocare con la palla.
Alla sera poi, dormivano l’uno accanto all’altro.

Capitolo 10,
Rumori dal presente

10 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]L[/eltdf_dropcaps]a mattina del 18 Dicembre 2021, Paola ed Egidio portarono Rose dal veterinario, per scoprire quanto più possibile su di lei.
Il giovane dottore spiegò loro che il cane era già in età adulta, stimando che potesse avere tra i cinque ed i sei anni. Dagli esami risultò anche che Rose era in perfetto stato di salute. Non sapendo la provenienza certa dell’animale, decisero di aspettare per il vaccino della filaria.
Paola lasciò un volantino anche nella clinica veterinaria.

Quel pomeriggio il sole uscì dalle nuvole e, malgrado il freddo pungente, non si percepiva la solita umidità fastidiosa.
Erano passati sei giorni da quando Egidio aveva trovato Rose – o meglio – da quando Rose aveva ritrovato Egidio. Sotto un certo punto di vista pareva molto di più: sembrava si conoscessero da una vita intera, forse anche più di una.
Il parere del veterinario aveva sollevato particolarmente l’umore di Egidio, che si sentiva più adatto a quella responsabilità. Per festeggiare, decise di portarla ai giardini “De Gasperi”, che distavano poco da casa sua.

Si incamminò con Rose lungo via Saffi, attraversando la strada all’altezza della farmacia. La teneva al guinzaglio, ma era perfettamente inutile, perché lei camminava solo al suo fianco e non si allontanava mai. Egidio, d’altro canto, non avrebbe mai avuto la forza necessaria per trattenerla.

Passò la zona delle giostre ed andò a sedersi su una panchina alla fine dei giardini, togliendo il guinzaglio a Rose, che prese a correre lì intorno giocando con le foglie ed i rametti.
Fissava il palazzo di nuovissima costruzione che torreggiava all’inizio dei giardini, ripensando ai tempi prima del sisma del 2012.

Com’era cambiata la sua amata Finale negli ultimi trent’anni… La fontana era spenta, il Castello e la Torre non esistevano più ed in ogni via vi era un maledetto cantiere.
Non andava nemmeno più a votare da quando Silvestri non era più sindaco. “Con lui sì che si stava bene”, rimuginò pensando agli indecorosi insuccessi degli ultimi quindici anni di politica finalese.

In quel momento alzò lo sguardo e vide di fronte a sé un bambino, che lo fissava.

Capitolo 11,
Rompere le barriere

11 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]«[/eltdf_dropcaps]Ciao piccolo», disse alzandosi la mascherina in modo automatico. Il bambino aveva all’incirca tre anni, i capelli pieni di riccioli dorati, ed il piccolo dito infilato nel nasino rosso dal freddo.
Egidio alzò lo sguardo in cerca della madre e vide una donna poco distante che le faceva un cenno, andandogli incontro.
«Guarda che fai preoccupare la tua mamma così», aggiunse per intrattenerlo, dando il tempo alla madre di arrivare.
«Tei bello», disse il piccolo, rompendo la barriera nel modo in cui solo un bambino può fare.

Egidio tentennò, la mamma era arrivata. «Martino stai attento!», disse preoccupata, mentre si inginocchiò di fronte al figlio, «Non ti puoi allontanare così in fretta quando siamo al parco!». Lo fissava negli occhi terrorizzata, si sentiva in colpa. Alzò lo sguardo su Egidio. «Mi dispiace tanto signore, la ringrazio di cuore. Mi sono distratta un secondo ed è corso via dall’altalena».
«Non si preoccupi signora», rispose pacato lui, «È che ho il cane qui con me e non vorrei che il bimbo prendesse paura», aggiunse indicando Rose, che si era fermata con un bastoncino in bocca, osservando la scena.

«Mamma, io boio giocare con lui», disse il bambino, indicando Egidio. «Lui è buono».
La madre ed Egidio si fissarono in silenzio per un secondo, nessuno dei due sapeva cosa dire. «Amore…», prese a dire lei, «Il signore è qui con il suo cane, non vogliamo dargli fastidio».
«Mamma, io giostre con lui!», ripeté guardandola negli occhi, fermamente convinto.
Egidio e la donna scoppiarono a ridere nello stesso istante. «Piccolino», disse Egidio, «Magari!», rise ancora.

La madre cambiò sguardo, le brillavano gli occhi. Egidio si era abituato a distinguere le emozioni delle persone dagli occhi, poiché le mascherine non consentivano altri scambi.
Le persone. Dio, quanto gli mancavano le persone, il contatto umano.
Era da sempre stato un uomo allegro, solare, che amava stare in compagnia. Gli piacevano gli abbracci di Rosa e le strette di mano dei conoscenti che incrociava per strada.
In un altro universo avrebbe fatto una carezza a quel bellissimo bambino, gli avrebbe raccontato una storia aspettando la mamma, magari passandogli una mano nei boccoli dorati.

«Allora vieni!», disse Martino, ed allungò la manina ad Egidio.

Capitolo 12,
Fermare il tempo

12 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]E[/eltdf_dropcaps]gidio e la madre si fissarono, lei aveva cambiato di nuovo espressione, stavolta era terrorizzata. Come poteva una stretta di mano essere così spaventosa?
«Ti chiami Martino, giusto?», chiese Egidio. Il piccolo annuì. «Non posso prendere quella bellissima manina, ci sono le regole», passò lo sguardo sulla madre, tentando di rincuorarla in ogni modo. «Però possiamo provare a giocare insieme se vuoi».

Egidio si alzò dalla panchina e si avviò verso l’area dei bambini, nella sezione accanto. Rose lo seguì saltellando. Nel frattempo la madre lo ringraziò almeno una decina di volte.
“Devo sembrare davvero una vecchia foglia secca”, pensò Egidio, percependo l’apprensione con la quale si rivolgeva a lui la donna.

Martino condusse Egidio fino alla nave dei pirati, una giostra per bambini nel parco. Gli preparò dapprima una pappa con ghiande e rametti, poi tentarono un nascondino che durò qualche manches. Martino rideva come un matto, anche Rose giocava insieme a loro, saltellando di fronte al bambino e puntandosi con le zampe quando lo trovava.

Le risate cristalline di quel bambino furono ossigeno per l’anima. Egidio perse completamente la cognizione del tempo e giocò con Martino per quasi un’ora. Ascoltò tutte le sue storie e fantasie, ripensando ai suoi figli ed ai suoi nipoti.
Gli raccontò a sua volta alcuni episodi di quando era piccolo, del loro modo di giocare e di quanto era diverso il mondo una volta.

La madre li raggiunse sulla panchina dove erano seduti a preparare un dolce di foglie e rametti, chiamando Martino per tornare a casa. «Signore, lei dove abita?», aggiunse.
«Abito qui in via Saffi, appena dopo la farmacia. Perché?»
La donna allungò una mano al bimbo e lui saltò subito giù dalla panchina per afferrarla. «Noi dobbiamo andare a casa, ma possiamo accompagnarla a piedi fino alla farmacia. Così sarà più semplice anche per Martino convincersi a rincasare».

Egidio sorrise ed accettò molto volentieri, chiamando Rose per rimetterle il guinzaglio.

Capitolo 13,
Cambiare l’interno per cambiare l’esterno

13 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]M[/eltdf_dropcaps]artino era entusiasta di quell’incontro e come tutti i bambini non aveva nessun problema a mostrarlo apertamente. Egidio, d’altro canto, era un po’ sorpreso e quasi scombussolato dagli eventi degli ultimi giorni: sembrava quasi che la sua vita avesse cominciato a prendere una piega completamente diversa.
“È forse possibile”, si domandava, “Che il mio cambiamento d’umore abbia prodotto un tale cambiamento nel modo in cui mi vedono gli altri?”.

Martino gli correva intorno e rideva, su e giù per il marciapiede davanti alla piccola boutique appena aperta della sartoria sociale. Il freddo del tramonto non arrestava in alcun modo il suo entusiasmo.
Ed eccolo lì, un vecchio di novantun’anni accanto alla vita che esplode, un bambino sconosciuto che lo aveva riportato al mondo prima del distanziamento sociale. Dall’altra parte un cane meraviglioso che aveva scelto di restare accanto a lui e migliorargli la vita.

«Digio», disse Martino all’improvviso, «Perchè vai piano a camminare?».
Egidio scoppiò a ridere. «Perchè ora sono vecchio».
«Ma tu eri un bambino?».
«Martino ma che domande sono?», lo interruppe la madre sentendosi in imbarazzo. «Certo che era un bambino!».
Il bambino la osservò per un istante soltanto, poi tornò subito su Egidio. «Digio, Babbo Natale ti porta il regalo?».
«No piccolo, è una magia dedicata soltanto ai bambini».
«Ma tu sei buono. Sono sicuro che lo avrai».

Egidio osservò dapprima Rose, poi Martino. «Quest’anno ne sono sicuro anche io Martino».

Capitolo 14,
Amici per sempre

14 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]E[/eltdf_dropcaps]gidio, Martino e la mamma raggiunsero il negozio di scarpe che faceva angolo, ed attraversarono le strisce pedonali, fermandosi davanti alla vetrina della farmacia.
«Beh, Martino, Buon Natale allora. È stato un piacere conoscerti», disse Egidio trattenendo ogni atomo del suo corpo per non accarezzargli la guancia.

Martino sorrise. «Vieni a casa mia? Ti faccio vedere tutti i giochi Digio!».
Egidio scoppiò a ridere. “Che nome buffo”, pensò. Tornò con la memoria ai suoi nipotini, quando erano piccoli come Martino e correvano dappertutto. Rosa cucinava loro talmente tante cose da arrivare alle otto di sera esausta, ma felice, come non mai.

Rosa gli mancava tanto. In quei cinque anni passati senza di lei la aveva pensata ogni giorno. Certe volte avrebbe voluto raccontarle delle belle cose che gli succedevano, altre sentiva di avere ancora bisogno di rifugiarsi nella sua comprensione per superare i momenti difficili. Altre volte, semplicemente, avrebbe voluto parlarle di una notizia stupida sentita in televisione.

Come aveva fatto Armando a vivere in un tale modo per tutta la vita? Come aveva superato la mancanza di Dora, anno dopo l’altro?
Come si supera la morte di una persona che amiamo?

«Martino, dai», disse la giovane donna riportando bruscamente alla realtà Egidio. «Lasciamo andare a casa il signore, ha giocato insieme a te per tanto tempo. Ora deve riportare a casa il suo cane e riposarsi un po’».
Martino non disse nulla ed annuì. Estrasse dalla tasca un sassolino che aveva raccolto al parco poco prima e lo porse a Egidio. «Tieni», disse «Così siamo amici per sempre»
«Va bene, piccolo, ti ringrazio». Egidio prese il sassolino e lo mise in tasca.
«Mi prometti che ti ricordi?», continuò lui. «Basta che ti ricordi e saremo amici per sempre».

Capitolo 15,
Ricordare

15 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]E[/eltdf_dropcaps]gidio aveva salutato Martino e si erano separati: la madre ed il bambino proseguirono in direzione della piazza, mentre Egidio si incamminò lungo il marciapiede di via Saffi. Osservava la punta dei mocassini, ascoltando il rumore regolare che producevano sui mattoni, uniti ad i passi allegri di Rose.

Tenendo la mano in tasca, accarezzava il sassolino di Martino ripensando all’ultima frase che gli aveva detto.
In quelle poche parole, Martino aveva espresso una verità che Egidio avrebbe voluto formulare con la stessa semplicità.

Ricordare.
Tutto ciò che possiamo fare per una persona che amiamo, tutto ciò che possiamo desiderare da parte degli altri è il ricordo vivo, nitido.
Ricordare significa ritagliarsi un posto nei propri pensieri, un posto segreto e lontano che nessuno può toccare. Nemmeno la morte.

Egidio si fermò di colpo. La risposta era sempre stata lì, ma non l’aveva ancora vista: era un suggerimento talmente lieve e delicato, da renderlo quasi impossibile da notare. Del resto, come ogni miracolo.

Nei suoi ricordi Rosa era viva, si muoveva, faceva cose. In quei ricordi poteva ancora sentire tutte le emozioni e le sensazioni che aveva vissuto insieme a lei, invariate di anno in anno, come un porto sicuro per la sua anima.
Anche Armando era sempre lo stesso, le sue battute, il suo sorriso storto e quella stretta di mano sicura.

Nessuna persona muore dentro di noi, mai.
Egidio scoppiò a piangere nel bel mezzo della strada, a pochi passi da casa. Martino gli aveva fatto comprendere una cosa a cui non aveva mai pensato, ma che era fondamentale.
“Basta che ti ricordi e saremo amici per sempre”.

Capitolo 16,
Gli incontri che cambiano la nostra vita

16 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]D[/eltdf_dropcaps]ove si nascondono certe persone prima che le incontriamo?
Perché ad un certo punto un equilibrio si sposta, muta ed evolve così tanto da reindirizzare la nostra intera vita?
Cosa sarebbe la nostra stessa esistenza senza quegli incontri?

Caso, destino, possibilità, attrazione, repulsione.
Perché Martino era lì in quel momento oggi? Perché proprio Martino era portatore di un messaggio così grande ed importante?

Le lacrime contrastavano la pelle fredda di Egidio, ed il cuore pompava caldo, ritmicamente. Tutte le persone che gli mancavano di più avevano parlato attraverso la voce di Martino, con il suo linguaggio semplice e diretto al cuore.

Egidio cercò di riprendere lucidità ed andò dritto a casa. “Troppe emozioni per un piccolo cuore così vecchio”, pensò accarezzando Rose, “Cosa sta succedendo? Perché mi capitano tutte queste situazioni?”.

Si sentì improvvisamente esausto, i giochi con Martino ed il carico emotivo erano stati una maratona per Egidio, che si addormentò sulla poltrona. Nell’ultima settimana la sua vita era profondamente cambiata.

Rose si acciambellò ai suoi piedi e fece un respiro profondo.
Fu in quel riposino che Egidio sognò Armando.

Capitolo 17,
Sogno lucido

17 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]E[/eltdf_dropcaps]gidio si era addormentato in fretta, le palpebre sembravano particolarmente pesanti quel pomeriggio.
Il tepore del suo appartamento e la piacevolezza della sua poltrona preferita erano un rifugio sicuro per l’anima.

Il buio prese presto forma, ed Egidio si ritrovò nel suo bar preferito, che oggi non esiste più, in compagnia di Armando.
Intorno vi era una gran confusione, i raggi di luce che filtravano dall’esterno lasciavano intendere che poteva trattarsi di un pomeriggio primaverile. I più anziani avevano riempito i tavoli più lontani del locale per giocare a briscola, enfatizzando a gran voce le partite.

I due amici sorseggiavano un boccale di birra seduti al loro tavolino preferito, ed Armando rideva a crepapelle.
Era giovane, forse sulla trentina, nella sua migliore versione.
Egidio ebbe un sussulto.

«A-Armando…», balbettò confuso. Era la prima volta in vita sua che si rendeva conto di sognare, e non sapeva come comportarsi. Fino a qualche istante prima era semplicemente parte del sogno, mentre ora era diventato tutto perfettamente lucido. «Armando sei qui», riuscì soltanto a dire.

Si osservò le mani, ed anche le sue erano ringiovanite di tanti anni.
Armando fece il suo solito sorriso storto. «Mi mancavi tanto Egidio, mi dispiace esserti piombato così nella vita».
«Che cosa intendi?», domandò lui.
«Ci sono delle cose che ti devo spiegare, Egidio», si fece improvvisamente serio, pur continuando a sorridere.

Capitolo 18,
Faccia a faccia

18 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]E[/eltdf_dropcaps]gidio si osservò intorno, sapeva che era tutto costruito dalla sua mente, eppure, disperatamente, una parte di lui sperava che potesse essere reale. Che Armando potesse davvero essere lì, in quel momento.
Tuttavia, non riusciva a svegliarsi. Non è quello in genere il momento in cui avviene?

Un brivido gli percorse la schiena. “Oddio, sto morendo”, pensò quasi in modo automatico.
«No, Egidio, va tutto bene», disse Armando.
Si osservarono per un tempo lunghissimo.
Ad ogni domanda prodotta dalla mente di Egidio, Armando annuiva. “Riesci a sentirmi?”, “Quindi è reale?”, “Sei veramente tu?”.

All’ennesimo sì, Egidio avrebbe voluto soltanto svegliarsi. Le orecchie gli fischiavano anche in sogno. «Che cosa devi insegnarmi, Armando?», domandò infine.

«Sarà un Natale diverso, caro Egidio. Questo perché te lo meriti. Volevo solo dirti che ho messo una buona parola per te». Rise, con quel suono così familiare, quasi dimenticato. «Se ti ricordi di me, saremo amici per sempre», sottolineò.

In quel momento un suono interruppe la conversazione. Era il rumore della chiave, Rose che si alzava da terra e camminava in direzione della porta. Egidio si stava svegliando.
Scoppiò in lacrime. «Armando mi manchi tanto, ti voglio bene», disse mentre i contorni del suo migliore amico sbiadivano sempre di più.

Capitolo 19,
L’incertezza del futuro

19 dicembre 2021

[eltdf_dropcaps type=”normal” color=”#8e7eb4″ background_color=””]Q[/eltdf_dropcaps]uando Paola aprì la porta erano, come al solito, circa le sei e mezza di sera. Egidio fece davvero fatica a svegliarsi, avrebbe voluto rimanere lì, accanto al suo migliore amico.
Perché non ci si abitua mai alla scomparsa di una persona cara?

«Signor Baschieri, sono io!», disse Paola mentre si toglieva la giacca nel piccolo ingresso dell’appartamento. Rose scodinzolava contenta mentre la salutava.
Egidio sospirò una, due. Tre volte. A polmoni aperti. Si schiarì la voce. «Sì, Paola. Sono qui», riuscì a dire con un filo impercettibile di voce. Sentiva gli occhi gonfi di lacrime e voleva nasconderlo a tutti i costi. Questa volta non era sicuro di poterci riuscire.

Paola fece capolino nella stanza ed osservò l’anziano, che ancora non si era mosso dalla sua poltrona. Di solio si alzava in piedi per non darle l’impressione di essersi appena svegliato. La donna captò immediatamente il segnale.
Fece finta di nulla e si diresse verso la cucina, seguita a gran festa da Rose. Le diede da mangiare, le cambiò l’acqua nella ciotola e non disse nulla. Egidio ancora non si era alzato in piedi.

«Signor Baschieri, ha fame?», chiese cortesemente.
Egidio talvolta era un uomo dai modi un po’ burberi, ma soltanto perché era fiero della sua indipendenza. E Paola provava un’infinita stima nei suoi confronti. «Àn só brìsa…», rispose lui in dialetto, con un filo di voce. [“Non lo so”]
«In questi giorni verranno a trovarla i suoi parenti signor Baschieri?», domandò allora lei per provare a cambiare discorso.
Parenti. Natale.
Era il 18 Dicembre, mancavano pochissimi giorni a Natale. Nessuno di loro aveva ancora telefonato.

Un nipote era un pro-vax convinto, suo cugino un no-vax ancora più convinto e non riuscivano più a stare nella stessa stanza senza litigare. Sua figlia aveva avuto il covid sette mesi prima, ora non aveva più il greenpass, ma non se la sentiva di farsi il vaccino per dei problemi avuti al cuore negli anni precedenti. Se la sentiva ancora meno di stare in mezzo alla gente.
L’altro figlio era in vacanza in montagna perchè da sempre amava i viaggi e la quarantena era stata una tortura per lui e per tutta la sua famiglia.
Egidio sospirò.

•••
Continua domani